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al testo di Salvatore Pizzo
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Ricorre cordoglio notturno, greve flautare cinereo, cellule in aria di morte sospesa. Gelido e spesso sul tavolaccio è il cubo: argenteo luce fulcro asettico e tragico di leva. Opaco l'universo ci si pesa a sbilanci d'amalgama ristretto come i "sommersi" in cuccetta di lager subendo la metrica di baracca: che alluda alla combustione dei corpi poi che il fuoco li dilata in fumo acre? Mesto s'apprende rammarico all'osso ch'è a tappeto il russare stanco: verso costante, s'allarga d'orrore a bocca fino ai pidocchi tra coperte e nasi in collottola imbucandosi sozzo. Storia che, come granchio, corre a mare: che indietreggi, pare, eppure s'avanza ai gabbiani sfuggendo tra gli scogli. |
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